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UN TERRITORIO DA SCOPRIRE
Montichiari
Alla vigilia di eventi ferali
di Emanuele Cerutti -
La rassegna mensile dei beni culturali inerenti al Risorgimento continua con un nuovo anniversario e con un altro bene censito nel territorio del Comune di Montichiari.
Dal XII secolo la pieve romanica, adagiata sul fianco occidentale del colle di San Pancrazio, guarda silente il lento fluire del tempo. Nel 1859, a Ponente, si profilavano fatti rivoluzionari.
Il 27 aprile era scoppiata la seconda guerra d’indipendenza e, dopo alterne vicende, due grandi eserciti entrarono nel Bresciano. Il 19 giugno, l’imperatore francese Napoleone III tenne in Brescia un consiglio di guerra. Dominava l’incertezza, poiché destava perplessità che il nemico si fosse ritirato senza nemmeno difendere i passaggi obbligati del fiume Chiese. Si decise, così, d’investire le fortezze del “quadrilatero”, ma si percepiva un non so che d’inquieto e l’avvicinarsi d’una grande prova.
All’alba del 21 giugno, pertanto, l’armata franco-piemontese si mise in marcia. Le truppe francesi erano divise in quattro corpi d’armata, più la guardia imperiale. Il 4° corpo (generale Niel) ed il 3° (gen. Canrobert) puntarono su Carpenedolo e Mezzane.
Il 2° corpo (gen. Mac Mahon), invece, passò il Chiese su due ponti lasciati intatti dagli austriaci e giunse alle ore 13 a Montichiari, pervenendo il giorno 22 a Castiglione. Al seguito del 2°, sopraggiunse il 1° corpo (gen. d’Hilliers), ed il giorno 22 arrivò anche la guardia imperiale.
Gli uomini di quei corpi d’armata, già reduci delle battaglie di Magenta e Melegnano, s’accamparono per 2-3 giorni nel paese, trovando requie momentanea, ma chissà che pensavano davvero di quelle fatiche improbe e perigliose. Quanti di loro sarebbero caduti all’assalto delle balze di Solferino il giorno 24? O quanti sarebbero ritornati, feriti o malati, sulle rive del Chiese, fors’anche per morirvi?